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al testo di Mario Fresa
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17.
Perché osserviamo gli oggetti? Gli animali sanno quello che facciamo? La piccola Austria risponde proprio di sì; ci troveremo, come al solito, a litigare un'altra volta sulle solite questioni... Da quel momento, Emme e l'amico non parleranno più la stessa lingua; e lei, da sabato, non vuol capire più se è un ordine o un invito (un'avvertenza per i timidi o un'ansiosa scommessa pomeridiana); e che volevi, adesso, nell'inquieta carenza d'amore mascherato? Sei fortunato: dormire nella notte curiosa, televisiva. Sulle braccia perfette ricominciare, d'improvviso, quella specie di severa lotta centrale: e poi l'odore è una conifera tormento, una graziosa mano sembiante che si ritrae da sempre a questo sguardo - come un pranzo finale da Paradiso. Precisiamo, allora, la somiglianza tra te e lo stile: sei venuta a farmi visita: dove potrai colpire? Quale sarà quel luogo tanto geloso da rinunciare al Caso? Ritorno dolcemente respirato da te. Sarebbe stato quieto, fugace, fino a nascondersi di noia. Ma di sé stessa (la bentrovata; rondine e preda) non vuole rivelare niente a nessuno.
testo tratto dalla sezione Convalescenza
Cometa
La immagino salire a scatti, cercando le pareti per aprire una cosmica giuntura, così grazioso nel riparare le paure sommate sulla terra, sugli occhi lieti di macinare una marziale grazia nelle sue tasche azzurre: tiriamo dove arriva il bianco del giardino sulla tua fronte: la mano si è confidata come una specie di universale portineria.
poesia tratta dalla sezione Alta stagione
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Mi siedo fingendo di essere un suono interminabile. La strada arriva da te, cotone d'aria, per essere guardata con autentica pazienza da chi parla, da chi risponde: «Non l'ho sentito per nessuno, mai. Te l'assicuro». Prova a spezzare le tue movenze in quattro, come un avaro mostro che gioca senza riguardo a ricercare me, nello spedale delle parole vinte o sottili: topi di artiglieria che vengono alle mani, se tu gli muovi guerra; e così sia.
poesia tratta dalla sezione Alta stagione
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Io ero tua sorella e cadevo come un taglio. Riscrivimi, allora, in sette lucide copie; baciami ancora. Torniamo alla classe generale; ripudiamo la sezione dei fiati, le trattative andate a male.
Detto questo, lei rinuncia, ma solo per eccesso di stanchezza, al moto dell'obbedienza (sta lì, con la sua povera testa... col tronco enorme... E si disegna, nella volata repentina dello sguardo, una quasi provvisoria felicità). Negli occhi poi rimane una riserva elastica di polvere
che si trasforma in un beato muoversi nel buio.
poesia tratta dalla sezione Medusa della specie
[ da Svenimenti a distanza, Mario Fresa, il melangolo ]
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